
La “Small Cowper Madonna” di Raffaello - Analisi di un capolavoro rinascimentale
La Small Cowper Madonna, c.1505 (National Gallery of Art, Washington). La Vergine Maria sostiene il Bambino Gesù in un sereno paesaggio collinare.
Analisi: disegno, composizione, colore e luce
La Small Cowper Madonna rivela sin dal primo sguardo l’armonia classica tipica di Raffaello. La composizione è costruita secondo uno schema piramidale equilibrato: la Vergine è seduta di tre quarti, con il busto ruotato leggermente a destra, mentre il Bambino compie una torsione opposta abbracciandola affettuosamente. Questo incastro di gesti crea una struttura unitaria e dinamica, mantenendo al contempo un perfetto equilibrio formale. Il disegno di Raffaello è nitido e sicuro: i contorni delle figure sono morbidi ma definiti, risultato di un tratto elegante che delinea con naturalezza le proporzioni armoniose della madre e del figlio. Studi tecnici moderni hanno rilevato sotto la pittura un sorprendente disegno preparatorio libero e sicuro, segno della padronanza istintiva con cui l’artista compose la scena. Anche i piccoli dettagli, dalle mani affusolate di Maria che sostengono delicatamente il piedino del Bambino, fino ai capelli biondi finemente tratteggiati – testimoniano un disegno accurato al servizio della grazia, senza alcuna rigidità.
Dal punto di vista cromatico, Raffaello impiega qui la sua tipica tavolozza luminosa e naturale. I colori sono chiari, vivi ma calibrati con sapienza: il manto blu profondo che avvolge le gambe di Maria e la veste rossa dal tono caldo creano un accordo cromatico gentile e sereno, bilanciato dal verde tenue del drappo alle sue spalle e dagli incarnati avorio dei volti. La luce pervade la scena in modo uniforme e morbido, definendo i volumi senza forti contrasti chiaroscurali. A differenza dello sfumato leonardesco più marcato, qui la luce avvolge dolcemente le figure, facendo risaltare la tridimensionalità con naturalezza e senza drammi. Non vi è nulla di fosco: persino le ombre sono trasparenti e lievi, come si nota sul collo del Bambino o sotto il mento della Vergine. Il recente restauro dell’opera (concluso nei primi anni ’80) ha rimosso vecchie vernici ingiallite, restituendo ai colori la loro vivacità originale. In quell’occasione si è scoperto, ad esempio, che quello che appariva come un’ombra indistinta sullo sfondo è in realtà un basso muretto di pietra dietro la Vergine, elemento compositivo che “blocca” saldamente le figure in primo piano nel paesaggio inondato di sole. Tale accorgimento – simile a quello usato da Leonardo in alcune Madonne conferisce profondità spaziale e insieme un senso di pacata stabilità alla scena.
L’espressione psicologica dei volti e l’atmosfera generale del dipinto incarnano alla perfezione la “grazia ineffabile” raffaellesca, difficile da descrivere a parole. Maria ha il capo leggermente inclinato e volge lo sguardo verso il basso con un sorriso tenue e pensoso, una tenerezza velata di malinconia che suggerisce dolcemente la sua meditazione interiorefile. I suoi occhi castani paiono contemplare qualcosa che va oltre la realtà immediata, forse una silenziosa consapevolezza del futuro sacrificio di suo Figlio – un presentimento spesso attribuito alle Madonne rinascimentali. Il Bambino, nudo e paffuto, si aggrappa con fiducia al collo di Maria, con un braccio intorno alle sue spalle e l’altro attorno al collo, il viso appoggiato alla guancia materna. Sul suo volto compare un lieve sorriso e lo sguardo vivace, rivolto in fuori, coinvolge quasi lo spettatore nella scena. Questa interazione affettuosa e spontanea tra madre e figlio comunica un senso di intimità familiare profondamente umano. Eppure, come tipico di Raffaello, l’emozione è espressa con misura: vi è pathos, ma senza alcun eccesso melodrammatico. Gesti raccolti, inclinazioni delicate del capo, sguardi dolcemente assorti: tutto è controllato da un ideale senso di dignità e armonia, secondo la lezione dell’arte classica. L’atmosfera complessiva è quindi di serena contemplazione: sacra e quotidiana insieme. Il paesaggio di sfondo contribuisce in modo decisivo a questa atmosfera. Alle spalle delle figure si apre infatti un dolce panorama collinare: un prato verde brillante punteggiato da alberi conduce l’occhio verso un lontano orizzonte di colline azzurrine sfumate dalla foschia, sotto un cielo limpido di primo mattino. Sulla destra, lungo un sentiero, si scorge una piccola chiesa dalle forme rinascimentali, che molti identificano con la chiesa di San Bernardino di Urbino, mausoleo dei duchi di Urbino, la famiglia di origine di Raffaello. L’idillico paesaggio umbro-toscano, rifinito nei minimi dettagli (si notino le figure appena visibili lungo il sentiero e il laghetto che rispecchia il cielo), amplifica la sensazione di pace e purezza spirituale che emana dal dipinto. In sintesi, nella Small Cowper Madonna ogni aspetto tecnico: disegno, colore, luce, composizione ed espressione, concorre all’armonia finale. Non c’è nulla di fuori posto: come scriverà secoli dopo il critico Bernard Berenson, Raffaello è “il più completo dei pittori”, in cui ogni elemento pittorico raggiunge eccellenza senza prevaricare sugli altrifile-juuagms9fgca2umaqzp5mv. Questo perfetto equilibrio formale sostiene ed esalta il profondo sentimento sacro dell’opera.
Contesto: Raffaello, le Madonne e il Rinascimento italiano
Raffaello Sanzio dipinse la Small Cowper Madonna a circa 22 anni, durante il suo soggiorno fiorentino (1504-1508). In quegli anni a Firenze l’artista urbinate approfondì enormemente la propria arte studiando i grandi maestri del Rinascimento: Leonardo da Vinci, Michelangelo, Fra’ Bartolomeo, oltre a assimilare la tradizione toscana e umbra della generazione precedente. Il soggetto della Madonna col Bambino era tra i preferiti dal giovane Raffaello e costituiva un genere ricercato sia dai committenti privati sia dal mercato artistico dell’epoca, queste immagini spesso venivano donate come quadri devozionali in occasione di matrimoni nobiliari. Si calcola che in quei pochi anni fiorentini Raffaello abbia dipinto almeno diciassette raffigurazioni della Vergine col Bambino, un corpus prodigioso che include capolavori celebri come la Madonna del Cardellino (Uffizi), la Madonna del Prato (Vienna), la Madonna del Granduca (Palazzo Pitti) e La belle Jardinière (Louvre). Ciascuna di queste opere presenta variazioni compositive e di sentimento, segno della continua ricerca artistica di Raffaello su questo tema tradizionale.
La Small Cowper Madonna si colloca in questa produzione mariana come un esempio emblematico della sintesi che Raffaello seppe operare fra diverse influenze. Formatosi alla scuola umbra del Perugino, Raffaello ereditò dal maestro la dolcezza idealizzata e la pietà composta delle sue Madonne. Non a caso, il dipinto in esame “rispecchia nello stile e nel sentimento ciò che Raffaello aveva visto, e contribuito a realizzare, nella bottega del Perugino”Si può confrontare, ad esempio, la testa chinata e l’espressione lievemente nostalgica della Vergine con quelle di alcune Madonne peruginesche: la somiglianza nella posa e nel sentimento è evidentegeocities.ws. Tuttavia, Raffaello supera il semplice modello umbro aggiornandolo con nuove soluzioni compositive e maggior vitalità narrativa. Una differenza sostanziale rispetto ai prototipi del Perugino sta nell’interazione tra i personaggi: mentre nei dipinti del maestro umbro le figure spesso compiono gesti non correlati direttamente tra loro, nella Small Cowper Madonna madre e figlio sono intimamente legati in un unico atto, con gli sguardi e i corpi in dialogo reciproco. Entrambi, inoltre, sono rivolti verso l’osservatore, un espediente coinvolgente che Raffaello poteva aver osservato nelle terrecotte invetriate di Luca della Robbia, maestro del Quattrocento famoso per le sue Madonne comunicativegeocities.ws. Lo studio dei rilievi di Luca della Robbia (dove Maria e Gesù spesso partecipano con lo sguardo alla devozione del fedele) offrì a Raffaello un modello per rendere la scena più aperta e accogliente, stabilendo un colloquio visivo con chi guarda.
Accanto all’eredità peruginesca e quattrocentesca, in quest’opera affiorano decisamente gli influssi della modernità rinascimentale incarnata da Leonardo da Vinci. A Firenze, Raffaello ebbe modo di vedere i capolavori di Leonardo e di studiarne i principi innovativi: la resa volumetrica dei corpi tramite il chiaroscuro sfumato, la composizione piramidale unificata, la rappresentazione dei moti dell’animo. Nella Small Cowper Madonna, infatti, ritroviamo tracce leonardesche sia nella tecnica pittorica sia nella concezione affettiva. I “dolci trapassi di colore” nei volti di Maria e Gesù, così come la modulazione ampia e progressiva di luce e ombra che modella delicatamente le forme, richiamano direttamente l’esempio di Leonardo. L’abbraccio vivace e affettuoso del Bambino può essere messo in relazione con l’attenzione di Leonardo per le interazioni naturali tra madre e figlio (come si vede nel Cartone di Sant’Anna o nella Madonna Benois). Persino il paesaggio nitido e luminoso alle spalle dei due protagonisti potrebbe essere una rielaborazione personale di quelli leonardeschi: Raffaello sostituisce le atmosfere crepuscolari e misteriose del maestro con una veduta più chiara e serena, ma ne mantiene la profondità prospettica aerea. In definitiva, questa Madonna giovanile di Raffaello mostra contemporaneamente la malinconica dolcezza ereditata dal Perugino e la nuova sensibilità dinamica appresa da Leonardo, fuse insieme con naturalezza in uno stile già pienamente personale. Come sottolinea la critica moderna, Raffaello in quegli anni maturò “una maniera di dipingere più monumentale, una pittura più volumetrica ottenuta con un chiaroscuro sottile e sfumato derivatogli da Leonardo, aumentando la sua attenzione per le espressioni degli affetti verso una maggiore intensità emotiva”. La Small Cowper Madonna è uno dei frutti più felici di questa evoluzione: un dipinto in cui la semplicità devota della tradizione si sposa con l’umanità nuova e il naturalismo del Rinascimento maturo.
Dal punto di vista iconografico, l’opera rientra nella vasta schiera di immagini della Vergine col Bambino che, nel Rinascimento italiano, incarnavano l’ideale di bellezza spirituale e armonia universale. Raffaello, più di ogni altro, seppe fare di questo tema un veicolo di equilibrio classico e sentimento umano. Non stupisce che già i contemporanei rimanessero ammirati di fronte alle sue Madonne: Giorgio Vasari nelle Vite celebrò la straordinaria facilità con cui Raffaello dipingeva figure di suprema grazia, al punto da definirlo un “dio mortale” sceso sulla terra per elevare l’arte. Nei secoli successivi, critici influenti come Johann Winckelmann nel Settecento e lo storico Jacob Burckhardt nell’Ottocento videro in Raffaello l’artista che più di ogni altro aveva realizzato l’ideale cristiano-classico di bellezza. Nel Novecento, Bernard Berenson e Sir John Pope-Hennessy – massimi conoscitori dell’arte rinascimentale – hanno dedicato studi approfonditi a Raffaello e alle sue Madonne, riconoscendo in opere come la Small Cowper Madonna un tassello fondamentale dello sviluppo dell’artista. Berenson, come citato, lo definì “il più completo dei pittori” per l’equilibrio sommo di disegno, colore e sentimento; Pope-Hennessy mise in luce l’originalità di queste composizioni giovanili, frutto dell’assimilazione degli influssi fiorentini (dai rilievi di Luca della Robbia fino ai modelli leonardeschi) rielaborati con la freschezza inventiva propria di Raffaello. La Small Cowper Madonna, in particolare, è stata oggetto di numerosi studi accademici contemporanei: basti citare la ricerca di David Alan Brown (1983) sulla tecnica esecutiva e le fonti leonardesche, o l’analisi conservativa di Ross Merrill (1986) dopo il restauro. Tali studi confermano come anche dettagli minuti: la stratigrafia della pittura, la preparazione a gesso della tavola, l’uso di velature trasparenti sul incarnato, concorrano all’effetto finale di “perfezione senza sforzo” tipico dell’arte raffaellesca. In poche opere come questa si coglie in modo così chiaro la fusione di perizia tecnica e ispirazione poetica che caratterizza il Rinascimento maturo.
Storia e fortuna del dipinto: da Urbino a Washington
Le origini della Small Cowper Madonna rimangono in parte avvolte nell’ombra, trattandosi probabilmente di un’opera destinata alla devozione privata. Non conosciamo con certezza chi la commissionò né per quale occasione precisa Raffaello la dipinse. Si è ipotizzato che possa essere stata realizzata per la famiglia ducale di Urbino, la città natale di Raffaello, data la presenza nel paesaggio dello sfondo della chiesa di San Bernardino, mausoleo dei duchi. Se così fosse, la tavola potrebbe essere stata voluta come quadro devozionale legato ai luoghi cari ai Montefeltro (poi Della Rovere), sottolineando un significato personale e spirituale. Altri storici suggeriscono invece che Raffaello l’abbia dipinta “per conto proprio”, forse per regalarla o venderla in seguito, come avveniva di frequente con le piccole Madonne destinate a famiglie facoltose. Non disponendo di fonti dirette cinquecentesche sull’opera, entrambe le teorie restano plausibili.
La prima traccia documentata del dipinto emerge verso la fine del XVIII secolo. Intorno al 1780 la Madonna col Bambino di Raffaello venne acquistata in Italia (forse a Urbino o forse a Firenze, secondo fonti discordanti) da un aristocratico inglese, Lord George Nassau Clavering-Cowper, 3º conte Cowper. Fu proprio il cognome di questo collezionista a conferirle il titolo con cui è ancor oggi nota: Small Cowper Madonna, ovvero la “Madonna (di casa) Cowper piccola” – per distinguerla da un’altra tela raffaellesca più grande acquistata dal medesimo lord, oggi nota come Large Cowper Madonna o Madonna Niccolini-Cowper. Entrambe le opere ornarono per generazioni la residenza di famiglia, il castello di Panshanger nell’Hertfordshire. All’epoca, il possesso di dipinti di Raffaello era motivo di grande prestigio per un collezionista: basti pensare che nel 1816 la Small Cowper Madonna fu probabilmente esposta a Londra nella mostra della British Institution tra i capolavori delle scuole italiana e spagnola (catalogata come The Virgin and Infant Savior), e nuovamente nel 1857 comparve alla monumentale esposizione Art Treasures of the United Kingdom di Manchester, dove il pubblico inglese poté ammirarla accanto ai più grandi tesori pittorici della nazione. Queste apparizioni in mostra attestano l’alto apprezzamento di cui già godeva il dipinto nell’Ottocento.
Agli inizi del Novecento, la linea ereditaria dei Cowper si estinse e i loro beni, tra cui i dipinti, vennero messi in vendita. Nel 1913 la Small Cowper Madonna fu ceduta dagli eredi Cowper ai celebri mercanti d’arte Duveen Brothers, che fungevano da intermediari per i magnati americani in cerca di capolavori europei. Già l’anno seguente, nel 1914, il dipinto attraversò l’oceano: fu acquistato dal finanziere e collezionista statunitense Peter A. B. Widener, uno degli uomini più ricchi d’America, che lo installò nella sua lussuosa residenza di Lynnewood Hall nei pressi di Filadelfia. Il prezzo pagato fu altissimo per l’epoca, a riprova del valore quasi mitico attribuito a un originale di Raffaello: si parlò sui giornali di una somma superiore a quella spesa dal Metropolitan Museum di New York per tutte le sue acquisizioni di quell’anno. Nel 1928 anche l’altra Large Cowper Madonna lasciò l’Inghilterra, acquistata da Andrew Mellon, futuro fondatore della National Gallery of Art. Così, ironia della sorte, entrambe le Madonne di Lord Cowper finirono in collezioni americane, destinate infine allo stesso museo. Nel 1942, infatti, la Small Cowper Madonna giunse alla National Gallery of Art di Washington D.C., grazie alla donazione della collezione Widener da parte di Joseph E. Widener (figlio di Peter). La “piccola” tavola di Raffaello trovò così casa in un’istituzione pubblica, tornando ad essere visibile a un ampio pubblico dopo secoli in collezioni private. Oggi fa parte delle cinque opere di Raffaello conservate alla National Gallery di Washington ed è considerata uno dei tesori della pittura rinascimentale in America.
Da quando è entrata nelle collezioni pubbliche, la Small Cowper Madonna è stata studiata e presentata in numerose occasioni di rilievo, consolidando la propria fama sia in ambito specialistico sia presso il grande pubblico. Nel 1983 la National Gallery of Art le ha dedicato un’attenzione particolare nell’ambito della mostra Raphael and America, organizzata in occasione del 500º anniversario della nascita dell’artista. In quella circostanza il dipinto venne sottoposto a un delicato intervento conservativo: la pulitura della superficie pittorica, curata dal restauratore Ross Merrill, restituì leggibilità ai dettagli e brillantezza ai colori originali. I risultati furono rivelatori, come riportò la critica: ad esempio si scoprì la presenza del muretto dietro la Vergine e si poté apprezzare appieno il cielo limpido dove prima dominava una patina scura. Contestualmente furono eseguiti esami scientifici (riflettografie infrarosse, radiografie) che permisero agli studiosi come David Alan Brown di indagare la tecnica di Raffaello, evidenziando il disegno sottostante e alcune correzioni in corso d’opera. I risultati di questi studi confluirono in pubblicazioni accademiche di grande importanza, arricchendo la bibliografia critica sull’opera. Nel 2004 la Small Cowper Madonna è stata inclusa nel catalogo della grande mostra celebrativa Raffaello a Urbino (Palazzo Ducale di Urbino, 2009), dove fu posta in dialogo con altre opere giovanili per illuminare la formazione del maestro urbinate. Data la sua importanza, il dipinto viene concesso in prestito solo in occasioni eccezionali: una di queste avvenne nel 2010-2011, quando fu inviato in California al Norton Simon Museum di Pasadena per un’esposizione temporanea, e un’altra nel 2015, quando la National Gallery acconsentì a prestarlo al Worcester Art Museum (Massachusetts). Quest’ultima mostra affiancò la Small Cowper Madonna a un’altra antica tavola, la Madonna Northbrook, un tempo attribuita a Raffaello, nel tentativo di chiarirne l’autografia. Il confronto ravvicinato permise agli studiosi di escludere la mano di Raffaello in quest’ultima, attribuendola piuttosto a Domenico Alfani, amico e collaboratore di Raffaello. Anche questo episodio testimonia come il dipinto di Washington continui a essere una pietra di paragone nella connoisseurship: la qualità raffaellesca, fatta di disegno saldo e grazia ineffabile, resta un termine di confronto imprescindibile per distinguere l’allievo dal maestro.
Nel corso del tempo, la Small Cowper Madonna ha generato un’ampia letteratura storico-artistica. Viene citata in tutti i principali studi su Raffaello, dalle biografie classiche ai cataloghi più recenti. Critici di altissimo profilo: Vasari, Burckhardt, Crowe e Cavalcaselle, Morelli, Berenson, Pope-Hennessy, per citarne alcuni, vi fanno riferimento lodandone ora l’equilibrio compositivo, ora la dolcezza espressiva, ora il valore di testimonianza dell’evoluzione stilistica dell’artista. Oltre alle pagine celebrative (come quelle di Vasari, che esaltava in Raffaello l’ideale di grazia e pia devozione), vi sono studi monografici penetranti: nel 1970 Sir John Pope-Hennessy dedicò un’analisi alla produzione fiorentina di Raffaello, individuando proprio nella Small Cowper Madonna e affini l’assimilazione compiuta degli influssi di Leonardo e la prima affermazione di uno stile autonomo; David Alan Brown nel 1983 mise a confronto la nostra Madonna con la coeva Madonna del Prato di Vienna, rintracciandone le comuni fonti leonardesche e più recentemente, pubblicazioni in occasione del cinquecentenario raffaellesco (2020) hanno ribadito la centralità di questa tavola negli studi sull’arte di Raffaello. Insomma, la Small Cowper Madonna è oggi riconosciuta unanimemente come un capolavoro assoluto della giovinezza di Raffaello, un’opera che riunisce in sé molte delle qualità che renderanno immortale il pittore urbinate.
Confronto con la Madonna del Granduca: affinità e differenze
La Madonna del Granduca, c.1506 (Galleria Palatina, Firenze). Questo dipinto, realizzato da Raffaello poco dopo la Small Cowper Madonna, presenta la Vergine in piedi con il Bambino tra le braccia, su sfondo scuro.
Un raffronto particolarmente illuminante può farsi tra la Small Cowper Madonna e un’altra celebre Madonna dipinta da Raffaello negli stessi anni: la Madonna del Granduca. Quest’ultima, conservata alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, è databile al 1506-1507, quindi leggermente successiva alla Cowper. Pur non essendo oggetto centrale di questo saggio, la Madonna del Granduca offre un utile termine di paragone per evidenziare la specificità e l’importanza della Small Cowper Madonna nel percorso di Raffaello.
La Madonna del Granduca ritrae la Vergine Maria a mezzo busto, in piedi, che tiene il Bambino in braccio davanti a sé. La scena è estremamente sobria: uno sfondo quasi nero avvolge le figure, isolandole fuori dal tempo e dallo spazio contingente. Maria indossa una veste rossa scura e un ampio manto blu che le copre il capo e le spalle; il Bambino è nudo tra le sue braccia. L’espressione della Vergine è di intensa spiritualità: ella abbassa melanconicamente lo sguardo, mentre con gesto dolce ma solenne pare offrire il Figlio verso lo spettatore, quasi a invitarlo a contemplare quel volto infantile dolcissimo e serio. I gesti di entrambi sono misurati e composti; nel silenzio avvolgente della scena si percepisce il legame di profondo affetto che unisce madre e figlio, insieme a una velata tristezza, quasi un presentimento del destino tragico che attende Gesù. Questa composizione essenziale comunica dunque una particolare atmosfera di intimità raccolta e di sacralità: Raffaello, con pochi elementi, riesce a rendere “immediata e umana la rappresentazione del sacro”. Il dipinto deve il suo nome al Granduca di Toscana Ferdinando III di Lorena, che nell’Ottocento lo teneva talmente in pregio da portarlo spesso con sé, contribuendo a mitizzarlo agli occhi del pubblico. Misure e formato della tavola (84×55 cm circa) indicano che anche la Madonna del Granduca fu probabilmente concepita per devozione privata, da ammirare a distanza ravvicinata.
Poste l’una accanto all’altra idealmente, la Madonna del Granduca e la Small Cowper Madonna rivelano sia evidenti affinità sia differenze significative, riflettendo l’evoluzione di Raffaello in quel breve torno di anni. Tra le affinità, spicca innanzitutto la tipologia iconografica: entrambe raffigurano esclusivamente la Vergine col Bambino, senza altri santi o elementi narrativi, focalizzandosi sul rapporto madre-figlio. In entrambi i dipinti Maria presenta tratti di idealizzata bellezza classica: volto ovale, carnagione chiara, espressione pudica, e il Bambino appare paffuto e sereno. La dolcezza dei sentimenti e la grazia nella resa formale accomunano le due opere: le pose sono semplici e prive di forzature anatomiche, i movimenti delicati. Si avverte in tutte e due le Madonne quella “tenerezza velata di malinconia” tipica dei volti raffaelleschi, che comunicano emozioni profonde ma sempre filtrate da un senso di armoniosa compostezza. Anche le scelte cromatiche hanno punti di contatto, con l’accostamento tradizionale del rosso (la veste) e del blu (il manto) nelle figure di Maria, sebbene nella Granduca i toni siano più smorzati e immersi in penombra, mentre nella Cowper risultino più brillanti alla luce del giorno.
Le differenze, però, sono altrettanto rivelatrici. La più evidente sta nello sfondo e conseguentemente nell’atmosfera: la Madonna del Granduca è avvolta da un fondo scuro e neutro, che astrae la scena in una dimensione atemporale e concentrata sull’evento sacro; al contrario, la Small Cowper Madonna colloca le figure in un paesaggio reale e luminoso, inserendo la maternità divina nel contesto della natura e quasi nella vita quotidiana. Questo fa sì che la Granduca abbia un carattere più misticheggiante e contemplativo, mentre la Cowper risulti più narrativa e gioiosa, sebbene ugualmente devota. Un’altra differenza notevole è nella composizione e interazione delle figure. Nella Madonna del Granduca, Maria tiene il Bambino frontalmente e lo presenta allo spettatore: il contatto fisico tra i due è meno accentuato (il Bambino è appoggiato al petto materno ma non l’abbraccia) e gli sguardi non si incrociano, anzi, la madre guarda in basso, il figlio verso chi guarda. Questa impostazione, derivata da modelli tradizionali quattrocenteschi, conferisce una compostezza quasi scultorea alla coppia sacra. Nella Small Cowper Madonna, invece, Raffaello aumenta la vivacità: qui il Bambino si volge all’indietro e cinge con le braccine il collo della Vergine, che a sua volta lo sostiene in grembo con gesto tenero. Madre e figlio interagiscono fisicamente ed emotivamente in modo più dinamico e naturale. Entrambi rivolgono lo sguardo fuori dal dipinto (verso destra, leggermente in basso), coinvolgendo maggiormente l’osservatore e rompendo la chiusura del loro abbraccio. Questo espediente, come già notato, deriva probabilmente dallo studio di Raffaello su opere di Luca della Robbia e altri, e segna un passo avanti nella comunicatività dell’immagine sacra rispetto al più statico schema del Granduca. Anche la postura generale differisce: nella Cowper Maria è seduta e forma col bambino un gruppo piramidale robusto e centrato, mentre nella Granduca la Vergine in piedi crea una figura più slanciata e verticale, con il Bambino tenuto lateralmente. Ciò comporta un diverso ritmo visivo: il dipinto di Washington ha una costruzione più geometrica e stabile, quello di Firenze più semplice e verticale.
Si noti inoltre la differenza nella luce: la Madonna del Granduca è illuminata da una fonte tenue e diffusa, che sfuma dolcemente i volti nell’ombra circostante – un chiaro debito verso lo sfumato di Leonardo, che Raffaello aveva approfondito in quegli stessi anni. La Small Cowper Madonna, pur ispirandosi anch’essa ai modelli leonardeschi per la morbidezza dei chiaroscuri, li declina però in un contesto di piena luce diurna, più vicino alla tradizione umbra di Perugino. In altre parole, nel confronto si vede Raffaello muoversi da un’impostazione ancora vicina ai canoni quattrocenteschi (la Granduca, pur rivoluzionaria per la sua semplicità, è figlia di un’estetica devozionale più antica) verso una concezione nuova, in cui la realtà quotidiana e la grazia ideale si fondono (la Cowper preannuncia già le soluzioni più complesse delle Madonne successive). Non a caso gli studiosi tendono a considerare la Madonna del Granduca come uno dei primi saggi fiorentini di Raffaello, in cui l’artista “dà prova della sua capacità di rendere immediata e umana la rappresentazione del sacro” ma entro una composizione ancora volutamente semplice; mentre la Small Cowper Madonna, dipinta forse un anno più tardi, mostra un ulteriore passo avanti nell’arricchire quella semplicità con maggiore movimento e respiro narrativo.
Va detto che le due opere non furono direttamente collegate in origine, una non è la “copia” dell’altra, anzi avevano committenze e vicende differenti. Tuttavia, la critica le ha spesso messe in relazione per evidenziare la rapidissima crescita artistica di Raffaello in quegli anni decisivi a Firenze. La Small Cowper Madonna è stata definita “una derivazione vivificata” della Madonna del Granduca: se quest’ultima rimane un capolavoro di serena pietà domestica, la tavola di Washington ne amplifica la portata con l’introduzione del paesaggio e di gesti più vivaci, preannunciando la piena maturità di Raffaelloi. In entrambe è evidente l’assimilazione della lezione leonardesca, la dolcezza espressiva, i contrasti attenuati, ma nella Small Cowper Raffaello integra Leonardo con una luminosità propria e con riferimenti al suo mondo natale (lo sfondo urbinate), ottenendo un risultato unico. Possiamo dunque affermare che il confronto con la Madonna del Granduca rafforza l’importanza della Small Cowper Madonna: quest’ultima emerge come un’opera più personale e innovativa nel contesto delle Madonne fiorentine di Raffaello, capace di distinguersi pur nella continuità tematica. Se la Granduca resta una delle immagini mariane più amate per la sua essenzialità quasi mistica, la Cowper si fa notare per la ricchezza sottile con cui coniuga sentimento e ambientazione, tradizione e sperimentazione. Entrambe manifestano la suprema grazia raffaellesca, ma la Small Cowper Madonna mostra in nuce quegli elementi: la narrazione paesaggistica, l’interazione affettuosa, l’omaggio alle radici umbre, che la rendono un capolavoro a sé stante nel catalogo di Raffaello.
Conclusione: eredità e suggestioni di un’opera senza tempo
A più di cinque secoli dalla sua creazione, la Small Cowper Madonna continua a parlare agli studiosi e al grande pubblico con un’autorevolezza silenziosa. In questo piccolo dipinto su tavola, custodito oggi a Washington, vibrano ancora l’armonia e la bellezza ideale che Giorgio Vasari e generazioni di critici hanno celebrato come il culmine dell’arte di Raffaello. Nonostante il mutare dei gusti e delle epoche – che a tratti hanno preferito il dramma di Michelangelo o il realismo di Caravaggio – l’incanto misurato di Raffaello non è mai tramontato. La critica più autorevole, da Vasari a Winckelmann, da Burckhardt a Berenson, ha sempre riconosciuto nelle sue opere una perfezione formale paradigmatica, capace di influenzare profondamente la produzione artistica successiva. Ma soprattutto, ciò che rende la Small Cowper Madonna un capolavoro senza tempo è la sua capacità di parlare sia alla mente che al cuore. Come ha osservato argutamente un commentatore, le creazioni di Raffaello suscitano ammirazione nei conoscitori e commozione nei profani, unendo in sé doppia valenza critica ed emotiva. Davanti a questa Madonna col Bambino ci sentiamo immediatamente partecipi di un momento di armonia universale: la perfezione del disegno e del colore soddisfa l’intelletto, mentre la dolcezza dello sguardo di Maria e l’abbraccio fiducioso di Gesù ci toccano nel profondo dell’anima.
Contemplare la Small Cowper Madonna significa sostare, per un attimo, in un mondo migliore, un mondo dove il divino e l’umano convivono in perfetto equilibrio. La Vergine di Raffaello non è soltanto una madre amorevole: nel suo volto sereno scorgiamo l’ideale della Bellezza assoluta, quel connubio di spiritualità e natura che il Rinascimento ha inseguito come un sogno. Il paesaggio terso alle sue spalle allude a un paradiso terrestre ritrovato, a una realtà trasfigurata dalla luce dell’armonia. Il Bambino che si stringe alla madre ci ricorda la fiducia primigenia, l’amore puro che tutto unisce. In un’epoca come la nostra, spesso frenetica e disincantata, opere così invitano a una sorta di meditazione estetica: sostare di fronte alla Small Cowper Madonna significa riscoprire quell’ideale di bellezza e di pace interiore che ha animato la civiltà occidentale per secoli. Non c’è nulla di “datato” in questo dipinto, nulla che il tempo abbia reso estraneo ai nostri occhi: al contrario, la sua universalità lo rende comprensibile e amabile da chiunque, oggi come nel Cinquecento.
Infine, è doveroso riconoscere come un tale capolavoro continui a ispirare non solo storici dell’arte ma anche artisti, scrittori, visitatori comuni. La sua impronta visiva è rintracciabile in innumerevoli immagini mariane successive, e ogni volta che cerchiamo di rappresentare la maternità ideale – sia in pittura che in fotografia – inconsciamente attingiamo alla memoria di Raffaello. La Small Cowper Madonna, con la sua grazia silenziosa, è diventata parte del nostro immaginario collettivo: un simbolo di amore materno e di perfezione formale. In un mondo di costanti mutamenti, opere come questa restano approdi sicuri di bellezza. Esse ci consentono, ancora oggi, di “sognare ad occhi aperti” di fronte all’arte, guidandoci con mano lieve verso quel sentimento del sublime che eleva lo spirito.
Concludendo questo saggio critico, possiamo affermare che la Small Cowper Madonna di Raffaello è davvero un unicum prezioso: nata dall’incontro di tradizione e innovazione nel cuore del Rinascimento, ha attraversato la storia arricchendosi di significati e conservando intatta la propria aura. Un quadro di piccole dimensioni, eppure un grande classico dell’arte occidentale, di quelli che non smettono mai di affascinare. Che la si studi con gli strumenti dell’analisi tecnico-formale o che la si contempli in silenzio devoto, questa opera offre sempre nuovi spunti e profonde emozioni. La sua luce serena, la sua armonia e la sua umanità ne fanno un riferimento assoluto, un paradigma di bellezza che continuerà a ispirare e commuovere generazioni future. Raffaello, in questo dipinto, ci ha lasciato non solo un’immagine della Madonna col Bambino, ma una visione eterna di pace e grazia, in cui il terrestre e il celeste si incontrano sulla tela. Guardarla è come ascoltare una melodia perfetta: un’esperienza che arricchisce lo spirito e ci ricorda quanto l’arte possa farsi tramite di ciò che vi è di più alto nell’animo umano.
Fonti principali: Giorgio Vasari, Le Vitefile-juuagms9fgca2umaqzp5mv; Bernard Berenson, The Drawings of the Florentine Painters e Italian Pictures; John Pope-Hennessy, Raphael (1970) it.wikipedia.org; Pierluigi De Vecchi, Raffaello (Rizzoli, 1975)it.wikipedia.org; David Alan Brown, “Raphael’s ‘Small Cowper Madonna’ and the ‘Madonna of the Meadow’” in Artibus et Historiae 8, 1983 jstor.org; Ross Merrill, “Examination and Treatment of the Small Cowper Madonna” in Studies in the History of Art 17, 1986; Catalogo mostra Raffaello e Urbino (2009); Scheda opera NGA Washington en.wikipedia.org en.wikipedia.org; Scheda Galleria Palatina Firenze uffizi.ituffizi.it; Materiale didattico National Gallery (tour online)geocities.wsgeocities.ws; contributi critici vari (W. Suida, F. Ames-Lewis, M. Winters et al.). Le citazioni nel testo rimandano ai passi indicati.
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